Associazione VivArte

Sindrome Epoche D’Oro 19

Tutte le pandemie hanno sempre misurato il degrado sociale. O almeno il deterioramento. Si parte sempre dalla concezione della “sindrome dell’epoca d’oro”, esempio indicativo è il film di Woody Allen, “Midnight in Paris”: credere sempre che il passato sia un tempo migliore. Se si prendono opere di un artista la prima cosa che si va a guardare, giustamente, è l’opera in sé. Tutto alla fine passa in secondo piano. Abituati a vedere i girasoli di Van Gogh, i quadri di Monet, i film di un’epoca, il primo cinema d’autore. Ci soffermiamo sempre sull’opera in sé, senza andare a fondo nella questione. Non vediamo lo sfondo. E la storia e l’arte rimangono due cose diverse, separate. Non ci rendiamo conto, non ci chiediamo quanto il periodo storico abbia potuto influire sul processo artistico. Lasciamo sempre tutto in sospeso, perdiamo di vista la realtà, perdiamo di vista la storia e la cronologia degli eventi. Discostandosi un secondo dall’arte, uscendone fuori, possiamo notare come di ogni epoca si ricordi solo il lato più bello, più sfarzoso e più elegante. Questo almeno per chi si approccia raramente alla storia. In questo articolo passeremo attraverso tre livelli, tre verità di diverse tonalità. Tutte queste verità tenderanno il più possibile a conciliare l’arte con la storia, osservando il tutto da un punto di vista critico e in maniera imparziale. L’obiettivo sarà quello di dare uno sguardo netto alle cose e di parlarne in maniera altrettanto limpida, solo attraverso le opere. Per questo viene necessaria una correlazione tra Arte e Pandemia come si è registrato in questo momento. Non può non venire meno. Ma non faremo solo questo: dalle opere, cercheremo di riportare gli eventi accaduti e consigliare altre opere, non tanto per avere una visione tetra, ma una visione diversa che possa combaciare successivamente con una vostra visione soggettiva, ottima che sia, così da avere una visuale imparziale. 

Anni 80/90 - East Coast/ West Coast.

L’articolo è scritto sentendo la traccia “Hit em up” di Tupac, “Who shot ya” di Notorious, e “Hip Hop Hooray” di Naughty By Nature. Per immergervi ancora di più negli anni 80/90, se siete amanti del rap come me, vi consiglio le tracce. 

HIV

Gli anni ‘90 sono celebri per la faida East Coast/West Coast. Il dissing “Hit em up” in cui 2Pac dice al suo eterno rivale Biggie, noto come Notorious: “Ti ricordi quando mi pregavi di dormire sul mio divano perché la tua donna non ti lasciava entrare a casa” è rimasto nel cuore dei più appassionati. Erano gli anni dell’hip hop, il rap più vero, quello che portava il disagio, la repressione, la disuguaglianza, le dure realtà del ghetto nella musica. La figura del Rapper, prendendo per esempio Tupac Shakur, era quella di un uomo che girava con giubbetto antiproiettile, che non dimenticava la strada da cui era venuto, continuando a riportare il suo passato nella musica. Così come lui Biggie. Nascendo in quel periodo, avresti probabilmente partecipato a queste correnti artistiche che facevano della musica uno strumento per comunicare, raggiungere. Giravano con le Cadillac, con diamanti, gioielli, ma avevano anche una loro vita, una loro mentalità, una loro forza, un loro credo, e una storia. Questo li rendeva molto più interessanti rispetto, come direbbero molte persone, ai rapper di oggi. Quelli parlavano di pistole perché era la loro vita, niente di inventato, niente sceneggiatura, solo una autobiografia scritta a mo’ di rime condita di parolacce, di Glock 17, di poliziotti corrotti, di opportunità spezzate ai giovani ragazzi di colore relegati nel ghetto. “From the downtown.”

In quella faida tra East Coast e West Coast c’era il gruppo, per quanto riguarda la West Coast, che fece registrare un singolo “Compton” dal tantomeno padrino del rap Eazy-E, morto in seguito all’Aids. Prima di presentare la nostra mostra sull’Hiv, dobbiamo parlare della malattia in sé. L’Aids è una malattia presente ancora oggi di cui non si è trovata una cura definitiva. Conosciuta anche come sindrome di immunodeficienza acquisita, scoppiò per la prima volta in Africa, nella Repubblica Democratica del Congo. Fonti attendibili dicono che tutto partì dal contatto tra una scimmia e un uomo. Successivamente con l’immigrazione sbarcò in America. Molti dicono che furono gli afroamericani a portarla in America. La malattia piano piano cominciò a contagiare tutta la popolazione, in maniera esponenziale. Inizialmente il governo non prestò particolare attenzione per motivi che vedremo in seguito. Una cosa che disse Eazy, quando gli chiesero se veramente avesse la malattia, fu “I’m not a gay.”. Perché a quanto pare si credeva che la malattia si diffondesse solo tra omosessuali. Ma adesso vediamo la mostra.

Il 3 luglio 1981 il New York parlò per la prima volta dell’Aids. La malattia veniva indicata come un “raro cancro osservato negli omosessuali.” Nell’articolo si parlava di come alcuni medici avessero diagnosticato una forma grave di cancro in 41 omosessuali. Il paziente zero fu lo steward canadese Gaëtan Dugas che veniva definito come un predatore sessuale gay, responsabile di aver diffuso l’Aids nel mondo. Mentre le continue ricerche della malattia continuavano si parlava di “Grid-gay” related-immune deficiency. Ci fu un improvviso accanimento verso gli omosessuali. Alcuni parlavano di “peste gay”, “punizione divina". Nel celebre film “Dallas Buyers Club” si osserva attentamente come chi avesse la malattia vivesse una forte condizione di disagio e di isolamento. 

Questo è un articolo del “New York Crimes”, una pagina giornalistica che pubblicava informazioni occultate dal “New York Times”. “He kills me.” (lui mi fa morire dal ridere). L’articolo riporta come l’amministrazione Reagan parlò pubblicamente della malattia solo dopo quattro anni dalla sua prima comparsa. Ci sono eventi che riportano di come l’amministrazione Reagan prendesse sotto gamba la malattia. Durante un’intervista a Larry Speakes, Segretario stampa del Presidente, un giornalista conservatore chiese notizie relative all’Aids, e il Segretario di tutta risposta rispose con un “non lo so”, e alla domanda del giornalista se Larry Speakes fosse gay, lui scoppiò a ridere, seguito da altri giornalisti. Questo succedeva dopo 4 anni dalla comparsa del virus, quando sembrava ancora che l’Hiv colpisse solo gli omosessuali e la parte più debole della popolazione, come eroinomani, tossicodipendenti. Nel 1983 i ricercatori avevano individuato il virus e tutti quanti erano d’accordo su come fosse urgente una linea dura e immediata nella sanità pubblica per risolvere il problema. Ma ci fu un totale silenzio da parte del governo, una negligenza che stroncò la ricerca sul nascere. Alcuni locali, alcune attività, senza aiuto del governo furono costrette a correre ai ripari. Per esempio in San Francisco alcuni leader locali chiusero gli stabilimenti balneari e furono costretti a finanziare di tasca propria l’educazione alla prevenzione. Reagan parlerà solamente nel 17 settembre 1985 menzionando per la prima volta il termine Aids. Successivamente, il 2 ottobre 1985 stanziò 190 milioni per la ricerca della malattia. Lo stesso giorno morì l’attore amico, Rock Hudson.

“AIDS PROFITEER.” 

Queste etichette vennero incollate sopra i farmaci dell’azienda farmaceutica “Burroughs Wellcome”, i primi a pubblicare il farmaco AZT contro l’Aids. L’idea fu degli ACT UP, “coalizione Aids per scatenare il potere”. Era un movimento nato per sostenere i positivi all’Hiv che sembravano dimenticati dal governo. Il farmaco “AZT” veniva prodotto ad un costo altissimo, quando in realtà le persone maggiormente colpite appartenevano a classi con maggiori problemi sociali. Diffusa in particolar modo nel ghetto, dove c’erano problemi di igiene, di pulizia. Diffusa in particolar modo anche tra gli eroinomani. Va ricordato che nel settembre 1989 alcuni membri si infiltrarono nella borsa di New York e si incatenarono alla galleria vip per protestare per i prezzi troppo alti del farmaco AZT. Il gruppo mostrò lo striscione “sell welcome” rifendendosi allo spot fatto appunto dalla “Burroughs Wellcome” che aveva fissato il prezzo a 10,000 dollari per paziente dell’anno. Dopo le proteste il prezzo si abbassò a 6,400 dollari. Qui riportate alcune foto delle proteste dell’ACT UP, e non solo.

Una manifestazione degli ACT UP. Erano soliti sdraiarsi sulla strada e manifestare con i die-in kiss- in in cui i dimostranti si baciavano per terra, o in piedi per bloccare il traffico nell’ora di punta. 

Inoklm

Fonte delle immagini: rivista ”doppiozero”